La pizza è un’arte e i talenti vanno valorizzato… E noi?

La questione non è meramente “Albo sì, albo no”, quanto il fatto che in parlamento si pongano il problema di regolamentare persino il settore dei pizzaioli, mentre il nostro settore, quello dei graphic designer e web designer resti ancora selvaggio. Vorrei ricordare a tutti che siamo assolutamente scoperti in termini di tutele e che abbiamo un trattamento previdenziale da fame.

Da domani la commissione Industria affronterà il ddl per una patente europea per soli pizzaioli. Sono almeno 150mila i professionisti in Italia.
La pizza è un’arte e i talenti vanno valorizzati: da domani la commissione Industria affronterà il ddl che prevede la registrazione dei pizzaioli in un apposito elenco presso la camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di ciascuna provincia e l’istituzione dell’albo nazionale dei professionisti: l’iscrizione a tale albo è una condizione necessaria per l’esercizio dell’attività professionale con la qualifica di pizzaiolo professionista.

Ecco allora che sorgono le mie riflessioni.
Non so in che termini vada pensato ma la
Attualmente il panorama della professione, sia del grafico pubblicitario che del web designer, è di troppa gente improvvisata che rovina l’immagine della categoria. Forse un albo è rischioso ma
Quantomeno istituire delle certificazioni potrebbe aiutare i clienti ad evitare i “pacchi”.

Gli albi sono roba del passato.
Nel mio  lavoro sono men che meno applicabili.
So che a tutti piacerebbe il concetto di tariffa minima ma non si può sperare in un “radiare dall’albo Mario Rossi che ha chiesto poco per il sito” perché Mario continuerebbe a lavorare lo stesso.
E se sperate in zelanti gendarmi che vadano a casa di tutti gli improvvisati che vi soffiano lavori… beh non è molto percorribile.
Le soluzioni da corporativismo portano nel medio termine a tutto un intrigo legislativo e burocratico che nemmeno ve lo immaginate.

Oltre tutto sarebbe una lobby del peso di una gazzella a dieta perché deve sfilare per Victoria Secrets.

Gli albi a mio avviso andrebbero  aboliti tutti.
Sono la negazione del libero mercato, della concorrenza e della meritocrazia. Sono solo il monumento al protezionismo più sfrenato e ad una concezione paternalistica dell’imprenditoria.

Sono il male di quest’Italia che permette di aprirere studi professinali a categorie di  soggetti spesso molto poco professionali senza nessuna propensione imprenditoriale.

Faccio l’esempio del commercialista, questi lavora perché il sistema si basa su leggi che obbligano ad averne uno. Prova a togliere queste leggi e vedrete in quanti non avranno di che occuparsi.

Gli avvocati lavorano (ormai poco anche loro, per colpa del sistema che gli si è rivoltato contro), perché il sistema si basa su leggi spesso incomprensibili e soprattutto perchè in assenza di mercato non vengono pagati sui risultati come in America.

I notai… questa é è la categoria in assoluto più  protetta del mondo.
Il problema è semplice:
il grafico, per il livello che è realmente necessario nella maggior parte dei casi, è un posto che può essere soggetto ad un turnover abbastanza elevato.

Quindi finita la fase di giovane brillante, ci si rende conto che il lavoro è sul serio – nella maggior parte dei casi – letteralmente “tutto lì”.

O si riesce a trovare un modo di diventare non rimpiazzabili, o meglio che il trade off sia nettamente sfavorevole al rimpiazzo, oppure si cambia lavoro.

Perché? Perché di fatto c’è uno sbilancio fra domanda e offerta, soprattutto in termini di qualità.

Resta il fatto che ogni caso ha le sue peculiarità, ma in linea di massima finché la situazione è governata dal pressappochismo e da gente che non sa vendere il prodotto  “comunicazione” (perché non sa nemmeno concepirlo in maniera evoluta rispetto ad anni fa), la situazione continuerà questo ristagno.

IL CASO DEL WEB DESIGNER e del GRAPHIC DESIGNER

Resta il fatto che appiccicare uno schema, gia anacronistico per molte professioni classiche, ad una professione che ha rotto gli schemi, non mi sembra una gran trovata. Inoltre un albo non serve a proteggere dalla concorrenza, ma serva a certificare una professione. L’unica cosa che credo sia impossibile fare è trovare un metro valido e capace di certificare le varie professioni del web design. Immagino già le feste e i tripudi di gioia se qualche mente illuminata, di quelle che ben conosciamo e ci governano, si inventasse che bisogna avere una laurea in ingegneria informatica per svolgere una qualunque professione inerente al web design.
Un’assurdità epocale.
Dico anche che il mercato non è un monolite, e nemmeno è un’unica unità coerente che ragiona tutta allo stesso modo. Il mercato è composto da vari soggetti i quali ragionano e hanno necessità, e hanno culture, spesso in netta antitesi.

Spieghiamo ai clienti cose come targetizzare l’offerta, creiamo per loro strategia di comunicazione online e (a volte) off line. Ma, curiosamente, quando tocca a noi analizzare il mercato, il nostro prodotto secondo le caratteristiche peculiari che ognuno di noi offre, e quindi a targetizzare l’offerta con opportuna comunicazione… Ci esplode tutto in mano e invochiamo soluzioni esterne, calate dall’alto. A questo punto, io cliente comincerei a pormi qualche domanda. Un falegname che dicesse di saper costruire i mobili per tutta una casa, e invece risultasse drammaticamente incapace anche solo di mettere su una mensola in casa propria, non avrebbe temo molto successo.
Per quanto riguarda certi interventi esilaranti: non ho mai pensato che chi offre un certo servizio a basso prezzo sia sempre e solo un povero idiota. Mi piace pensare che dietro ci siano economie di scala, strategia commerciali attente e, in generale, dimostrazione che quel processo di analisi e targetizzazione è stato fatto bene.

L’albo secondo me riflette molto la tipica mentalità da italiano. Che ha paura del libero mercato e si vuole creare la sua lobby che lo protegga dalla classica mediocrità italiana.
Bisogna puntare all’eccellenza, quelli davvero bravi non si lamentano, non perdono tempo a lamentarsi..

Non credo che eventuali problemi lavorativi possano svanire con un albo che servirebbe solo per bearsi e vantarsi con gli amici e tra iscritti…. il cliente continuerebbe a scegliere in base alle offerte che trova e alla capacità di vendita che uno ha… esattamente come adesso. Chiedetelo agli avvocati… che spesso si fanno le scarpe a vicenda nonostante l’albo. Oltretutto, come ho detto e ribadito più volte , tutto il mondo comprese le professioni più corporative, si stanno muovendo nella direzione opposta, o comunque con profonde revisioni dei vincoli imposti dagli albi professionali proprio sotto l’aspetto economico (leggi tariffari minimi e massimi).

Io penso semplicemente che se un cliente tiene alla sua immagine e vuole considerare la pubblicità come un investimento e non un costo, è disposto ad investire qualche soldo. In caso contrario, a parte i lavori fatti per portare il pane a casa, non mi interessano siffatti clienti.
Quando poi un’azienda o un professionista si rende conto che il suo sito non produce nulla e che quello del concorrente invece produce soldi, forse comincerà a porsi qualche quesito.

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