Buondì Motta – facciamo chiarezza

Lo spot è firmato Saatchi, sono fra i migliori nel settore a fare guerrilla e comunicazione virale.
Hanno riposizionato un brand che nella percezione aveva gli stessi valori degli anni 50.

L’han fatto sfruttando la debolezza del target. Un buon studio dei big data.

Qualunque cosa si voglia dire del Buondì Motta, è diventato virale sulla rete e in Facebook non si fa che parlare d’altro. Ma prima di complimentarsi per uno spot che giudico “carino”, vorrei spezzare un’arancia, (come diceva una nota comica ai tempi della Dandini) su anni e anni di ammorbante pubblicità buonista Ferrero, a cui va il vero merito per il successo di Motta: l’esasperazione del pubblico per la vomitosa e stucchevole comunicazione da Papaboys rende fantastico ogni tentativo di rottura. Credo che per contrasto, vedere finalmente una campagna politically uncorrect, un po’ Warner Bros/Will Coyote vs Disney/Topolino, ci abbia improvvisamente riscosso dal torpore: “Dài! Si può ancora fare?”.

Questa pubblicità punta sull’umorismo nero, può piacere oppure no. Io personalmente non la vedo rivolta ai bambini ma agli adulti.

A suo modo, questo spot è geniale, funziona perché rimane più impressa del prodotto che promuove.

Sicuramente condannabile perché non tiene in considerazione nessun ruolo pedagogico ed etico.

Però tutta la polemica su questo spot non è comprensibile: prima di tutto le famiglie del Mulino Bianco non esistono, e poi se si contesta questa pubblicità si dovrebbero contestare, a maggior ragione, tutti i cartoni e films pulp o splatter che molti bambini guardano. Uno spot, in fondo, dura pochi secondi

Sul web impazzano frasi come:

A me piace, esce dagli schemi classici della “bella famiglia che fa colazione”, ridicolizza il classico spot delle merende da colazione.

A livello marketing credo funzioni, fa ridere, è quasi grottesca e colpisce subito il pubblico (come un asteroide).

Mi lascia perplesso come pubblicità perché prende in giro proprio il target di riferimento del prodotto (cioè chi vuole mangiare la merenda golosa e leggera). Infatti è un po’ “schizzofrenica”, perché ‘ammazza’ la mamma borghese, benestante, bella, in forma, istruita, e poi va a ribadire il concetto che la merendina golosa e leggera è Buondì.

Non è coerente perché quello e il messaggio che si vuol sentir dire proprio la categoria di cui sopra: il borghese benestante e istruito, che vuole stare leggero, in salute e in forma, senza rinunciare al gusto.

Quello che conta in uno spot:

Una pubblicità come altre, sta diventando “virale” perché molti utenti del web la stanno additando… Ormai sembra che non si possa più dire o fare niente, tutti si offendono perché uno dice nero, disabile, immigrato o perché vengono trattati argomenti che fino a pochi anni fa non considerava nessuno perché non erano di moda.

Qui sotto il backstage dello spot:

Pubblicato in comunicazione visiva, Magazine.